
Testo e foto di Roberto Battiston
Riprendo qui un interessante spunto uscito in una discussione di allevamento sul forum di Entomon, che varrebbe la pena di completare con qualche informazione aggiuntiva. La discussione infatti credo abbia ben più ampia pertinenza biologica e indaga il momento più propizio per fare sì che dall’incontro di due insetti, in questo caso mantidi, nasca un grande amore e tutto fili liscio senza tradimenti, cannibalismi o due di picche.
Se pure un’osservazione in un contesto artificale (ad esempio in un allevamento) quasi sempre snaturi i naturali approcci e le esigenze dei due partner, chiunque abbia osservato un accoppiamento tra mantidi (o tra altri insetti dove sia presente un conflitto sessuale) avrà notato che talvolta tutto fila liscio, talvolta invece non c’è verso, i due non si amano neanche mandandoli in luna di miele alle Maldive. Senza entrare nel dettaglio con la complessa situazione etologica ed adattativa del cannibalismo, cito alcuni interessanti studi che hanno preso in considerazione, seppure in genere marginalmente, la recettività sessuale di maschi e femmine, quando insomma uno dei due è disponibile e tenta il primo approccio. Sebbene teoricamente una volta raggiunta la maturità sessuale tutto sia già pronto per arrivare al dunque, l’evoluzione, si sa, non premia chiunque ma solo le strategie che ottimizzano i risultati. Vediamo quindi quale potrebbe essere la migliore.
Il lavoro di riferimento è ancora la straordinaria ricerca fatta da Lawrence nel 1992 (1), in cui l’autore notava che le femmine di Mantis religiosa iniziavano ad attrarre i maschi tramite feromoni non prima di 14-16 giorni dall’ultima muta. Il richiamo chimico continuava e la sua intensità aumentava esponenzialmente fino all’accoppiamento, poi cessava del tutto per almeno 4 giorni, poi lentamente ricominciava fino ad un nuovo picco due settimane dopo.
Per quanto riguarda i maschi Lawrence notava un optimum di approccio nelle ore più calde della giornata, ma curiosamente Gemeno (2) nota per la stessa specie che i feromoni vengono emessi dalle femmine per lo più durante la notte, periodo in cui quasi tutte le specie mantidi sono effettivamente più attive e mobili. Gemeno sostiene che il richiamo odoroso delle femmine non inizia prima dei 30 giorni e che lo si può osservare anche visivamente dai movimenti dell’addome, che sembra gonfiasi e sgonfiarsi debolmente o piegarsi ritmicamente, osservazione che chiunque può facilmente fare in una mantide matura. In altre specie le cose cambiano, ad esempio in Achanthops falcata il feromone viene apparentemente emesso solo per un brevissimo intervallo di tempo (20 minuti) all’alba subito prima del sorgere del sole (3).
Verosimilmente questi studi vanno mediati con le perticolari condizioni ambientali in cui sono stati realizzati che producono le differenze osservate, ma può essere in generale identificato per ogni contesto o specie un momento ottimale in cui uno dei due partner è più propenso all’accoppiamento. Ma sappiamo che le buone intenzioni non bastano: giunti al luogo e al momento fissato per l’appuntamento galante con tutte le buone intenzioni, entrambi gli amanti si devono anche piacere: per aspetto, carattere e patrimonio (genetico), e qui, come sa bene anche ogni essere umano, le cose si complicano notevolmente…
(1) Lawrence, S.E., 1992. Sexual cannibalism in the praying mantid, Mantis religiosa: a field study. — Anim. Behav. 43, p. 569-583
(2) Gemeno, C., Claramunt J., and Dasca J., 2005. Nocturnal calling behavior in mantids. Journal of Insect Behavior 18(3):389-403
(3) Robinson M. H., and Robinson B., 1979. By dawn’s early light: Matutinal mating and sex attractants in a neotropical mantid. Science 205: 825–827.