
“L’approccio più efficace per combattere un organismo nocivo si ha quando si implementa una strategia di controllo integrato, nella quale tutte le tecnologie appropriate e le tecniche di gestione sono utilizzate al fine di ridurre la popolazione bersaglio in un’ottica di costi/benefici” (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1983).
testi e foto di A. Mosca & staff
Introduzione
Il termine lotta integrata nasce in agricoltura per definire una forma di lotta a basso impatto ambientale basato sui concetti di soglia di danno e soglia d’intervento. Il termine è stato ripreso nella disinfestazione ambientale, adattato e aggiornato. Oggigiorno in questo ambito si parla normalmente di Integrated Pest Management (IPM) che potremmo tradurre come “gestione integrata degli infestanti”.
L’IPM si fonda su vari principi ed è costituito da un mix fra le metodologie di lotta disponibili, scelti di volta in volta a seconda delle differenti esigenze in termini di rapporto costi/benefici e di sensibilità nei confronti delle esigenze di tutela dell’ambiente, della salute umana, della fauna selvatica, degli insetti utili, della sicurezza alimentare ecc.
La società umana è in continua evoluzione e di conseguenza cambiano anche la sensibilità e le esigenze culturali nei confronti delle scelte strategiche della lotta alle zanzare. E chi è preposto a decidere le linee guida della lotta è costretto a tenerne conto.
Un tempo era considerato normale e ben tollerato l’impiego di prodotti non selettivi, mentre oggigiorno buona parte dell’opinione pubblica non accetta più discorsi di questo genere.
L’IPM nasce proprio come conseguenza dell’eccessivo uso di pesticidi effettuato tra gli anni ’40 e ’70 del secolo scorso. In quel periodo, l’eclatante successo della lotta chimica limitò molto l’evoluzione di altre tecniche di lotta. In seguito allo sviluppo di casi di resistenza a molti principi attivi (p.a.) da parte degli insetti dannosi e alla scoperta degli effetti del bioaccumulo di alcuni pesticidi, nuove linee di ricerca sono nate in tutto il mondo, portando nel volgere di pochi decenni allo sviluppo di molte tecniche di lotta.
Al giorno d’oggi è quindi necessario sapersi districare in questa foresta, spesso costituita da metodi in grado di dare ottimi risultati in casi particolari, ma di essere poco efficaci in altre situazioni.
Compito del moderno tecnico di entomologia applicata è saper scegliere i metodi migliori per la realtà che deve affrontare.
La migliore strategia deve saper prendere in considerazione le esigenze ecologiche delle specie problematiche e la loro integrazione con l’ambiente, ma deve anche fare i conti con la realtà socio-economica. In un paese povero, dove le zanzare trasmettono gravi malattie, non si va tanto per il sottile nemmeno oggi. Viceversa, in un paese industrializzato, dove le zanzare creano piuttosto un problema economico che sanitario, si potranno investire più risorse e prediligere tecniche meno impattanti, come richiesto dai cittadini e da un ambiente purtroppo già fortemente vituperato da decenni di “sviluppo”.
Le basi della lotta integrata alle zanzare
Per definire in maniera corretta un piano di lotta integrata alle zanzare, basata sui principi dell’IPM, è necessario tener conto di alcuni prerequisiti:
- esatta conoscenza della biologia e dell’ecologia delle specie presenti
- rilevamento cartografico completo dei focolai di sviluppo larvale
- attenta scelta dei metodi da impiegare per la realtà in esame
- equipe competente
- corretta definizione delle norme necessarie
- efficace informazione pubblica
- condivisione e partecipazione
Esatta conoscenza della biologia e dell’ecologia delle specie presenti
In Italia esistono più di 60 specie di zanzara, non tutte nocive per l’uomo e ciascuna con abitudini peculiari che le differenziano. È quindi indispensabile conoscere esattamente la biologia delle specie che creano il disagio su di un determinato territorio, altrimenti si rischia di intervenire al momento o nel posto sbagliato.

Attività di determinazione delle zanzare catturate in fase di monitoraggio.
E’ perciò necessario svolgere un buon lavoro di monitoraggio delle specie presenti allo stadio adulto (quello molesto), per stabilire la composizione della popolazione culicidica, l’abbondanza relativa ed assoluta delle diverse specie, la loro dinamica in relazione alle condizioni climatiche e la loro distribuzione spazio-temporale, soprattutto in base a possibili fenomeni migratori.
Questo tipo di analisi si deve fare tramite catture mirate di adulti nei vari ambienti frequentati dall’uomo e con il posizionamento di una rete di trappole attrattive in posti chiave del territorio per almeno un’intera stagione. Questi campionamenti vanno ripetuti ad intervalli regolari e gli esemplari catturati devono essere contati e determinati da personale competente.
E’ poi necessario stabilire la provenienza dell’infestazione. In altre parole devono tornare i conti tra le abbondanze di adulti e di larve rinvenute. Si devono pertanto effettuare dei campionamenti larvali in vari momenti della stagione e su varie tipologie di focolai larvali e stabilire le dovute relazioni.
Rilevamento cartografico completo dei focolai di sviluppo larvale
Il rilevamento cartografico dei focolai di sviluppo larvale deve essere il più completo possibile, poiché se non si individuano tutti i principali focolai, la lotta potrebbe risultare vana. Solo dopo alcuni anni si potrà dire quali sono i focolai fondamentali da trattare e quali invece si possono eventualmente trascurare.

Attività di monitoraggio su focolai di sviluppo larvale con campionamento di larve di zanzara.
Durante la cosiddetta fase di mappatura si devono eseguire rilevazioni particolari al fine di caratterizzare perfettamente il focolaio dal punto di vista della produttività culicidica e della dinamica popolazionistica. Si deve inoltre tracciarne un profilo fisico ed ecologico preciso per permettere di effettuare le successive scelte d’intervento. Le condizioni ecologiche dei focolai e dell’ambiente in generale determinano la scelta dei p.a. da utilizzarsi, mentre le condizioni climatiche e fisiche che influenzano la formazione di focolaio (temperatura, precipitazioni o variazioni di livello artificiali) influenzano la dinamica di popolazione delle specie bersaglio e quindi gli interventi. Altri fattori, come la copertura vegetale, la qualità e la profondità dell’acqua determinano la scelta dei formulati (liquidi, granulari ecc.) e delle loro dosi.
Le moderne tecnologie GIS e l’uso di GPS danno un notevole aiuto per questa fase.
Attenta scelta dei metodi da impiegare per la realtà in esame
Una volta che si sono raccolti tutti i dati entomologici e cartografici, è necessario costruire un appropriato apparato di lotta, scegliendo le metodiche più idonee, i prodotti migliori, selezionando le risorse umane e tecnologiche adatte.
La raccolta dati precedentemente svolta deve quindi permettere di compiere le corrette scelte in termini di strategie generali di lotta, di prodotti, di dosi ecc., in base dalle caratteristiche biotiche ed abiotiche dei siti di applicazione.
L’uso ottimale di un prodotto richiede genericamente la dispersione omogenea della dose raccomandata sopra l’area bersaglio per un certo periodo di tempo. Di conseguenza la scelta dei formulati, le diluizioni, la scelta dei mezzi di applicazione, dei loro ugelli, la loro calibrazione ecc., devono essere attentamente valutati, prima e durante la fase operativa.

Test di laboratorio per la valutazione delle dosi ottimali da impiegare per un prodotto larvicida.
Una conoscenza insufficiente di questi parametri, la mancanza di prove preliminari e l’assenza di supervisioni periodiche dell’operato delle squadre d’intervento sono gravi lacune che portano spesso al fallimento totale o parziale dei trattamenti.
In particolare, la scelta dei p.a. e delle loro dosi deve essere determinata da fattori che bisogna conoscere e prendere nella dovuta considerazione: sensibilità della specie bersaglio, stadio di sviluppo, abitudini alimentari, densità larvale, temperatura, qualità dell’acqua, irraggiamento solare e presenza di altri organismi filtratori (Becker e Rettich, 1994). Ovviamente anche le caratteristiche intrinseche del formulato (potenza, emivita, stato fisico ecc.) ne influenzano le condizioni d’uso. Perciò per la scelta del formulato e la sua dose d’impiego si devono tener presente tutti questi fattori, molti dei quali determinabili solo di volta in volta in base alle reali condizioni di campo.
Infine, una completa e proficua collaborazione tra classe politica, autorità pubbliche, tecnici e cittadinanza è di enorme importanza al fine di allestire un modello di lotta vincente.
Per fare tutto ciò non bastano pochi mesi di lavoro, ma con il succedersi delle stagioni di lotta si affineranno i metodi, alla ricerca dei più opportuni nel caso in esame, attingendo di continuo a quelli che man mano lo sviluppo scientifico e tecnologico mettono a punto, ma anche sperimentandone di nuovi. È quindi indispensabile avere a disposizione una equipe di tecnici competenti, dotati di una sufficiente esperienza nel settore.
Equipe competente
Un elemento fondamentale per l’applicazione di un programma di lotta integrata alle zanzare di successo è un’equipe di tecnici di campo efficiente ed esperta.

Corso per futuri tecnici di campo da impiegarsi in progetti di lotta alle zanzare, nello specifico nelle aree risicole piemontesi.
Mentre il programma di lotta deve essere rigidamente organizzato, la squadra tecnica deve essere sufficientemente flessibile per poter rispondere con prontezza ad ogni situazione, anche e soprattutto a quelle impreviste, e saper applicare le correzioni di volta in volta più appropriate.
La componente tecnica deve essere esperta della biologia e dell’ecologia dei culicidi, nonché della loro identificazione, dei principi metodologici del loro controllo, dei meccanismi d’azione dei p.a. e delle tecniche di applicazione dei prodotti. Deve inoltre sapere quando, come e dove applicare appropriatamente ciascuna tecnica. I tecnici devono perciò incontrarsi regolarmente per scambiarsi le esperienze di campo e per svolgere aggiornamenti periodici.
Corretta definizione delle norme

Pubblicazione di un Ordinanza Sindacale contro la diffusione della zanzara tigre.
Ma anche i tecnici più esperti possono non bastare. Servono leggi che diano gli strumenti idonei per affrontare il problema nella maniera più consona. Come presupposto legale per ogni azione di lotta, servono innanzitutto le autorizzazioni per l’impiego dei p.a. e dei loro formulati nel modo tecnicamente più consono.
Questo è particolarmente valido per le applicazioni in ambiente urbano e agricolo. Spesso in questo siamo carenti, la normativa è poco chiara, in regioni diverse si interpretano diversamente le norme, i diversi livelli di legislazione (comunitaria, nazionale, regionale) non sempre sono concordanti e così via.
Infine è molto importante definire i criteri di obbligatorietà o volontarietà della lotta alle zanzare. E anche qui spesso le cose non sono semplici. In certi Comuni, ad esempio, sono state emanate Ordinanze molto stringenti (ma chi verifica la loro effettiva applicazione?), in altri si trova poco opportuno farlo.
Efficace informazione pubblica
Un’efficace sistema d’informazione della cittadinanza permette innanzitutto di aumentare il livello di accettazione di una piano di lotta, con tutto ciò che esso concerne (trattamenti, bonifiche ecc.) da parte dell’opinione pubblica, giudice ultimo di tutte le iniziative intraprese dalla Pubblica Amministrazione.

Stand allestito per lo svolgimento di attività divulgativa durante la giornata dell’ambiente.
Ad intervalli regolari e prestabiliti si dovrebbero quindi indurre i mass media a dare informazioni corrette ed esaustive sulle azioni di lotta e sui loro risultati. Si è infatti visto che anche in casi di piani di controllo che hanno avuto un eclatante successo, dopo alcuni anni i cittadini si scordano della situazione di partenza, mal sopportano anche le rimanenti zanzare e si chiedono cosa sia successo al piano di lotta. Perciò una costante campagna mediatica permette di mantenere alta l’attenzione su cosa sta facendo l’Amministrazione per i cittadini nel campo della lotta alle zanzare. Inoltre, l’informazione pubblica serve a quanto descritto nel prossimo paragrafo.
Condivisione e partecipazione
Senza la collaborazione di tutti spesso non si ottengono buoni risultati. A seconda dei casi potrà essere necessario collaborare con gli Enti di gestione delle aree protette, piuttosto che con le autorità di bacino o le associazioni degli agricoltori. Quasi sempre sarà molto utile mettere in azione una valida campagna informativa che permetta di raggiungere quanti più strati di popolazione possibili, avente come scopo la divulgazione di tutti quei piccoli comportamenti che tutti dovrebbero imparare per limitare il diffondersi delle zanzare nell’ambiente.
La lotta alle zanzare, specie in ambiente urbano è particolarmente efficace se portata avanti da tutti i cittadini nel loro piccolo. A monte si devono prefiggere degli obiettivi della “lotta domestica”, le tappe da percorrere, le strategie educative da sviluppare, le verifiche da effettuare.
Tecniche di lotta integrata

Esempio di corretta gestione dei focolai domestici, senza utilizzo di sottovasi.
Al fine di ottenere risultati migliori e più duraturi la lotta integrata alle zanzare dovrebbe basare il più possibile i suoi sforzi sugli interventi di prevenzione della comparsa di focolai di sviluppo larvale. Pertanto si dovrà partire da scelte di gestione dell’acqua e di riduzione dei focolai presenti. L’obiettivo primario sarà quindi l’eliminazione permanente di tutti i focolai di sviluppo larvale nel raggio d’azione delle specie moleste intorno alle aree che si vogliono difendere.
Dopodiché, dove e quando questo non è sufficiente o non è possibile, attraverso un attento programma di monitoraggio delle infestazioni e dei focolai larvali si passerà ad azioni di intervento sulle larve.

Esempio di lotta larvicida con spandimento di prodotto a base di Bti in focolaio rurale.
La lotta larvicida deve essere fatta nel modo più razionale possibile, tenendo conto delle esigenze ambientali. Una lotta larvicida mal impostata, magari dà dei risultati a breve termine, ma a lungo andare crea squilibri che rendono più difficili gli interventi futuri. È il caso dell’uso improprio di predatori o di prodotti non selettivi che impoveriscono l’ambiente di limitatori naturali.
La lotta larvicida può dunque essere effettuata con l’impiego di nemici naturali delle larve di zanzara (es. pesci), di agenti microbici (batteri, funghi ecc.), di loro prodotti metabolici (es. il Bti) o di p.a. di sintesi (es. Diflubenzuron).

Esempio d’intervento adulticida con irrorazione ambientale di piretroidi.
Infine, potrebbe essere anche necessario far ricorso alla lotta adulticida, ma in modo mirato ed il più possibile selettivo. Poiché non esistono p.a. selettivi per la lotta alle zanzare adulte, le selezione deve essere fatta con un’applicazione ben studiata.
I p.a. più comunemente utilizzati per questo tipo di lotta appartengono alla classe dei piretroidi. Il loro vantaggio principale sta in un rapido tempo d’azione, ma d’altro canto la loro scarsa persistenza richiede frequenti ripetizioni contro le re-infestazioni, con un conseguente notevole aggravio dei costi economici ed ambientali. Al contrario, la lotta larvicida spesso richiede uno o pochi trattamenti.
L’ampio spettro d’azione dei prodotti adulticidi determina degli effetti indesiderati sulle altre specie, specialmente, ma non esclusivamente, sugli altri insetti. Perciò occorre mettere più cautela e maggiore attenzione quando si impiegano tali tecniche, prevedendo prove preliminari e costanti monitoraggi ambientali e clinici per verificare l’impatto sull’ambiente e sulla salute.
Emblematico in tal senso è il caso successo sul lago di Revine, in provincia di Treviso alcuni anni fa, quando furono distribuiti mediante elicottero formulati insetticidi per contenere le zanzare. All’ottimo risultato in termini di abbattimento immediato della popolazione culicidica e nonostante le precauzioni basilari prese (trattamento in assenza di vento), fa da contraltare quanto denunciato da molti apicoltori della zona relativamente ad ingenti morie di api con conseguenti danni per migliaia di euro che il Comune è stato condannato a risarcire (link).
Ovviamente occorre anche distinguere tra la lotta alle zanzare “semplicemente” modeste e la lotta ai vettori, ossia la lotta alle zanzare attivamente portatrici di malattie. Nel primo caso, essendo molto basso il reale rischio per la salute umana, non sarebbero tollerabili interventi di lotta che possono in qualche modo avere implicazioni sanitarie. Viceversa, in situazioni in cui le zanzare siano fonte di malattie è più accettabile l’impiego di tecniche di lotta di questo genere.
D’altro canto bisogna dare il giusto peso a tutta una serie di metodi ecologici più o meno fantasiosi proposti come risolutivi, ma che nella realtà sono poco più di un palliativo. Negli ultimi anni, ad esempio, ha avuto un certo successo il commercio di “nidi” per pipistrelli come soluzione per il contenimento delle zanzare. Lodevole iniziativa. Ma occorre chiarezza. Innanzitutto spesso non è sufficiente mettere uno o più nidi per tornare ad avere un’adeguata popolazione di pipistrelli nelle nostre città. Poi, non tutti i pipistrelli si nutrono di zanzare e anche quelli che lo fanno non prediligono queste piuttosto che altri insetti della medesima taglia. Inoltre, molte specie di zanzare hanno abitudini diurne e si spostano di preferenza raso terra e al riparo della copertura vegetale. Infine, per tanti pipistrelli vi possano essere, non ce ne saranno mai abbastanza da mangiare tutte le zanzare.
Altro aspetto importantissimo è quello delle risorse. A parte i casi in cui le zanzare rappresentano una reale minaccia per la salute e questa, si sa, non dovrebbe avere prezzo, negli altri casi è bene farsi due conti prima di entrare in guerra contro le zanzare. Bisogna infatti quantificare in qualche modo il danno economico arrecato da questi insetti e poi decidere se la spesa da sostenere per combatterli permette di rientrare delle spese da altri canali, quali turismo, allevamento ecc. Nei computo dei danni accorre tener conto di quello arrecato alle famiglie, alle aziende e alla pubblica amministrazione in termini di spese per la difesa personale (fornelletti, spray, zanzariere ecc.).
Una buona strategia di lotta integrata in genere garantisce il soddisfacimento di tutte queste condizioni, come d’altronde testimoniano le azioni intraprese con successo da molti progetti in questo e altri paesi.
Bibliografia citata
Becker, N. e F. Rettich. 1994. Protocol for the introduction of new Bacillus thuringiensis israelensis products into routine mosquito control program in Germany. J. Am. Mosq. Control Assoc. 10(4): 527-533.
WHO. 1983. Integrated vector control. 7th rep. WHO Exp. Comm. VBC, Technical Report Series, No.688.