19
Feb

VIRUS ZIKA E ZANZARE: FACCIAMO CHIAREZZA

Sono alcuni mesi che i mass media riportano continue notizie su di una malattia ai più sconosciuta. E’ tutto vero quel che dicono? Ci sono davvero rischi anche per il nostro Paese? Cerchiamo di vederci un po’ più chiaro.
Testo di Andrea Mosca

Da oltre un anno è in atto in America latina un’epidemia provocato da un virus di origine africana, chiamato Zika, dal nome della foresta ugandese dove fu scoperto la prima volta, oltre 50 anni fa. Si tratta di uno dei tanti patogeni trasmessi all’uomo dalle zanzare e nemmeno dei più pericolosi.

Lo Zika, infatti, provoca di solito una patologia molto lieve, i cui sintomi (modesto innalzamento febbrile e rash cutaneo, cui si possono aggiungere astenia, congiuntiviti, dolori muscolari e articolari) si manifestano un paio di giorni dopo l’avvenuta infezione ed in genere scompaiono entro una settimana.

Poiché però fino a poco tempo fa non si erano mai registrate serie epidemie di Zika, quello che si sa sulle possibili complicazioni è relativamente poco.

Durante l’epidemia del 2013 – 2014 in Polinesia francese, le autorità sanitarie locali hanno riportato un insolito aumento della sindrome di Guillain-Barré (condizione, spesso innescata da infezioni virali, in cui il sistema immunitario attacca una parte del sistema nervoso con danni più o meno gravi e definitivi), ma sono ancora in corso indagini retrospettive per capire il reale ruolo del virus Zika e quello di altri possibili fattori concomitanti. Un simile incremento di sindrome di Guillain-Barré si è però verificato anche nel 2015, nel contesto del primo focolaio di virus Zika in Brasile.

Sempre nel 2015, le autorità sanitarie brasiliane hanno osservato un aumento del tutto straordinario di bambini nati con microcefalia proprio negli stati in cui era in corso l’epidemia di Zika. Le autorità sanitarie e le agenzie internazionali stanno tuttora indagando sul possibile collegamento tra microcefalia e virus. Il primo febbraio 2016 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha comunque affermato che la correlazione di causa effetto è fortemente sospetta, anche se c’è chi punta il dito contro l’uso inappropriato di certi insetticidi proprio utilizzati contro la zanzara vettrice, non solo del virus Zika, ma anche di quello responsabile della febbre Dengue che da alcuni anni sta flagellando il Sud America.

Un altro motivo di allarme è legato alla velocità con cui il virus Zika si sta diffondendo, tanto da indurre l’OMS a elevare il livello d’allarme a emergenza di salute pubblica di interesse internazionale.

Ma ci sono rischi per il nostro Paese?

Innanzitutto, perché possa innescarsi un focolaio epidemico, è necessario che il virus arrivi in Europa e la cronaca degli ultimi mesi lo ha già dimostrato, con vari casi, anche in Italia, di viaggiatori infetti di ritorno dal Sud America.

Ma la presenza del virus non è sufficiente, in quanto questo non può trasmettersi direttamente da uomo a uomo, se non attraverso trasfusioni di sangue infetto o, come sembra da alcune evidenze in corso di approfondimento, per via sessuale. Come tutti gli arbovirus (acronimo di arthropod-borne virus, ossia virus trasmessi da artropodi), anche lo Zika ha bisogno di un vettore per essere trasmesso, ossia di un artropode (insetto, zecca ecc.) che lo veicoli da un soggetto malato ad uno sano, generalmente con la saliva iniettata durante il pasto di sangue. Non tutti gli artropodi ematofagi sono però competenti per tutti gli arbovirus, in quanto questi ultimi devono essere in grado di sopravvivere, moltiplicarsi e spostarsi all’interno del corpo del vettore (dall’intestino alla ghiandole salivari) e farlo in tempi compatibili con il suo ciclo trofico.

La seconda domanda cui rispondere è quindi se ci siano in Europa e più specificatamente in Italia delle ‪‎zanzare competenti per il virus Zika. La risposta ci è stata data almeno da due studi effettuati rispettivamente a Singapore e nel Gabon su di una zanzara tropicale ormai introdotta e largamente diffusa anche in Italia e altri paesi europei: la zanzara tigre (Aedes albopictus).

Nello studio di Singapore, i ricercatori hanno provato ad infettare artificialmente, in laboratorio, varie specie di zanzare locali, tra cui la tigre, per vedere se il virus passava nelle ghiandole salivari, l’organo da cui un virus può essere trasmesso all’uomo o ad altri animali durante il pasto di sangue. Risultato: la zanzara tigre era tra gli insetti in grado di infettarsi e trasmettere il virus.

Nello studio del Gabon, svolto in concomitanza ad un’epidemia di Zika, alcuni scienziati hanno analizzato sieri umani e zanzare locali, con il risultato che anche nella zanzara tigre, questa volta in condizioni naturali, è stato trovato il virus.

Mettendo insieme questi dati non rimangono dubbi sul fatto che la zanzara tigre sia una delle zanzare in grado di trasmettere il virus Zika anche se finora, nei paesi colpiti dalle principali epidemie, pare che il principale vettore sia stata un altra zanzara, la stegomia o Aedes aegypti, già nota come principale vettore della febbre gialla e strettamente imparentata con la zanzara tigre. La stegomia non si vede in Italia da circa 40 anni e anche prima non è mai riuscita a dar vita a popolazioni stabili perché, al contrario della zanzara tigre, non ha sviluppato meccanismi utili a superare gli inverni nostrani, finora relativamente rigidi.

In ultimo, oltre al virus e al vettore, è necessario che ci siano le condizioni di temperatura che permettano al ciclo estrinseco del virus (cioè il periodo di incubazione nella zanzara) di avvenire in tempi compatibili con il ciclo gonotrofico (periodo che trascorre da un pasto di sangue al successivo) della zanzara. Finora il virus si è moltiplicato con successo in paesi e durante stagioni relativamente calde e non ci sono ancora dati relativi a regioni temperate come la nostra. Non è pertanto al momento possibile concludere, né tanto meno escludere che le temperature estive che si registrano da noi siano idonee alla diffusione dell’infezione.

Il rischio per l’Italia e per gli altri paesi europei in cui è presente la zanzara tigre è quindi legato alla possibile introduzione del virus nel sangue di viaggiatori infetti e che questi, mentre sono in fase viremica (con il virus circolante nel sangue in adeguate quantità), possano venir punti da una o più zanzare tigri in un periodo dell’anno con temperature sufficientemente elevate allo sviluppo del virus nella zanzara. Le probabilità non sembrano essere enormi, ma la cosa è già accaduta con altri patogeni trasmessi dalle stesse zanzare, come i virus responsabili della febbre Chikungunya es. epidemia in Italia nel 2007) e della Dengue (es. casi in Francia nel 2010 e nel 2015).

Non vi sono invece ancora evidenze che le zanzare comuni (Culex pipiens e Culex quinquefasciatus) possano trasmettere il virus, anche se il dubbio è venuto ad alcuni ricercatori brasiliani a causa della rapidità di diffusione e che stanno verificando ogni possibilità.

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