
Trovata la più antica creatura che passeggiava sulle terre del continente perduto di Gondwana e sorpresa: è uno scorpione!
Testo di Roberto Battiston
Negli ultimi anni la filogenesi e quindi la storia passata degli insetti e di molti invertebrati è stata chiarita con un grandissimo dettaglio. Importanti studi di genetica si sono affiancati ai pochi resti fossili conosciuti e grazie ad orologi molecolari sempre più precisi oggi si può ricostruire con una buona precisione quando sono comparsi gli attuali ordini di insetti, quali sono le relazioni evolutive tra di loro e con l’ambiente del passato. Sappiamo che gli insetti propriamente detti esistono da almeno 400 milioni di anni, che i volatori sono comparsi quasi subito dopo: circa 320 milioni di anni orsono e che i gruppi più antichi sono come era da aspettarsi probabilmente collemboli e archeognati, testimoniati da fossili risalenti al Devoniano.
Ma come accadeva per la cartografia storica, una buona parte di questa mappa della vita rimane ancora inesplorata. Gran parte dei dati fossili provengono dalle terre a settentrione del globo e finora sulle terre meridionali in particolare nell’antico continente Gondwana si poteva solo leggere la scritta: “Hic Sunt Leones”, ovvero: qua ci sono bestie varie ma non sappiamo dirvi quali perché non ci siamo mai stati.
Quando il supercontinente Pangaea si spezzò nei due grandi blocchi: Laurasia a settentrione e Gondwana a meridione, le uniche testimonianze di vita terrestre così antiche furono trovate nella Laurasia, corrispondente agli odierni nord America e Asia, mentre a Gondwana, comprendente gli attuali sud America, Africa ed Australia, rimaneva il mistero.
Ora il paleontologo Roberto W. Gess dell’ University of the Witwatersrand a Johannesburg ha reso noto il ritrovamento di un preziosissimo fossile trovato appunto in sud Africa: un invertebrato del Devoniano inferiore, la più antica testimonianza diretta di un abitante terrestre della Gondwana e sorpresa (ma neanche tanto): si tratta di uno scorpione.
Il magnifico reperto, appartenente al nuovo genere Gondwanascorpio, mostra infatti una chela (pedipalpo) e la parte terminale della coda con il classico uncino velenifero. A ben guardarlo, così straordinariamente conservato, sembra nulla di più dell’impronta lasciata da uno scorpione proveniente dal giardino dietro casa, spiaccicato da una ciabatta.
L’antichità degli scorpioni è ben nota e sono passati attraverso le maglie del tempo con un aspetto pressoché immutato, attraversando i mari del Paleozoico con i temibili scorpioni marini, gli euripteridi (Eurypterida) e compiendo forse i primi passi sulla terra con il paleofono (Paleophonus nuncius) del tutto simile ad uno scorpione moderno ma dotato di branchie per la respirazione e privo di occhi. Da lì in avanti il tempo sembra quasi non aver lasciato traccia sul loro aspetto.
Nel gioco dell’evoluzione e dell’adattamento all’ambiente le carte in tavola della vita sono cambiate più volte, fatta eccezione per pochi fortunati, dotati di un corpo così ben fatto da non aver bisogno di modifiche, se non qualche piccolo accessorio ogni tanto per migliorare le prestazioni. Se guardiamo al nostro passato stenteremmo a riconoscere il nostro progenitore: i primi vertebrati del Cambriano assomigliavano con tutta probabilità a pesciolini vermiformi e cartilaginosi (Myllokunmingia?), gli scorpioni invece faticherebbero a distinguere bisnonni da trisavoli.
Ma una rondine non fa primavera e per chi si chiede cosa camminava davvero nelle misteriose terre di Gondwana la risposta è ancora aperta e le scoperte di certo non mancheranno. Tuttavia un primo passo è stato fatto e ora possiamo almeno sostituire lo spazio vuoto nella mappa con la scritta: Hic sunt Scorpiones!
Per approfondire:
Gullan P.J. and Cranston P.S. (2010) Insects: An Outline of Entomology, 4th edition. Wiley-Blackwell, 584 pp.
Photo Credits: Wits University