
Finalmente la (non)risposta ad uno dei più grandi misteri dell’entomologia.
Testo di Roberto Battiston
Sono certo che se state leggendo questo testo vi siete posti almeno una volta questa domanda. Ne sono certo perché come entomologo me la sento fare in continuazione, da chiunque e generalmente in autunno, periodo in cui le cimici propriamente dette (Eterotteri Pentatomidi) dalle nostre parti raggiungono la maturità ed iniziano a svolazzare goffamente qua e là, sbattendo contro il lampadario, emettendo le loro maleodoranti secrezioni ed in generale facendosi notare più del solito. E’ dunque giunto il momento di svelare pubblicamente il mistero e di rivelare al mondo a cosa servono le cimici.
La domanda ha una certa rilevanza: provate a digitarla in un motore di ricerca e vedrete decine se non centinaia (206 virgolettata, 19.900 non virgolettata) di siti, forum e combriccole varie che gareggiano per trovare una soluzione a questo quesito che rasenta l’ esistenziale.
Sul più noto dei social network una discussione su questa domanda ha portato nel giro di 24 ore a superare i 35.000 apprezzamenti e le 10.000 condivisioni. Insomma è un problema serio.
Le risposte sono talvolta scherzose, spesso leggiadramente superficiali, ma in molti casi seriamente spiazzanti. Ne riporto qui un breve campionario sparso, fedelmente copia-incollate senza censure:
Risposta igienista:
“Le cimici assorbono un sacco di agenti inquinanti per noi nocivi… In altre parole aiutano a tenere l’atmosfera pulita…” Facebook
Risposta ambientalista:
“a mangiare i parassiti ! …e piu utile dell’uomo che inquina e distrugge e fa scoppiare guerre che non servono a niente ! a mio parere ! poi molti sono ignoranti e non capiscono l’utilita di molti insetti!” Facebook
Risposta ecosistemica:
“Ogni essere vivente svolge la sua piccola (ma essenziale) funzione nell’ecosistema di appartenenza.” Facebook
Risposta elettro-nichilista:
“la CIMICE è un animale perfettamente inutile privo di qualsiasi senso logico attirato per lo piu’ dalle lampade alogene dove adora arrostirsi.” Il Blog del Kappo
Risposta teo-culinaria:
“credo siano cibo per predatori più grandi come gli uccelli. ma a mio parere c’è stato un errore di valutazione nella loro creazione” Yahoo Answers
Naturalmente nessuna di queste risposte è quella giusta ma sono piuttosto rappresentative del grande mistero che avvolge questi poco apprezzati insetti e soprattutto indicative dell’approccio culturale a questi temi.
Ma veniamo alla risposta.
Mi duole dover annunciare che la risposta a questa domanda non esiste perché la domanda in sé è priva di significato: le cimici, come ogni altro organismo di questo pianeta, non hanno una funzione né uno scopo. Il non servire a nulla però non significa che dobbiamo sistemarle di rimando nella categoria “inutili” perché, se proprio vogliamo, qualche utilità possiamo anche trovargliela: per un predatore poco schizzinoso possono essere cibo, per un macrofotografo soggetti artistici o per un discolo lo scherzo puzzolente da infilare nell’astuccio del compagno di banco.
Il fatto è che non hanno un’utilità intrinseca se non quella che, di volta in volta, possiamo riconoscere loro, ma si tratta di un’utilità soggettiva ed assolutamente effimera.
Questa domanda rappresenta l’eredità culturale di un approccio finalistico alla natura, sistema perfetto in cui tutti gli ingranaggi hanno uno scopo di progettazione. L’approccio finalistico ha forti radici nel Creazionismo religioso in cui ogni organismo è stato creato da un progettista e per tale motivo ha un progetto (un fine, uno scopo) a cui è destinato. Usando questo approccio la domanda non ha risposta se non quella di ammettere che il progettista sia un burlone o un incompetente, creatore di un ingranaggio non solo inutile ma perfino fastidioso.
Da un punto di vista scientifico l’approccio a queste domande non è mai finalistico ma evolutivo: le cimici non esistono per fare o essere qualcosa, esistono semplicemente perché sono brave a farlo. Sono il frutto di una selezione naturale che le ha fatte evolvere nel corso di molte generazioni nella loro forma attuale, forma che a quanto pare funziona particolarmente bene se le ha fatte riprodurre in tal numero da far impazzire la razionalità di un mammifero grosso e intelligente come l’uomo.
Allo stesso modo un grillo non serve ad allietare con il suo canto le nostre sere estive ed una mosca non serve a nutrire le rondini sotto il nostro tetto, come la lepre non serve a fare il ragù. Anche se tutte queste cose possono essere vere e verificarsi, non definiscono l’esistenza di questi animali, che ne farebbero volentieri a meno.
L’approccio finalistico è stato spesso usato anche in ambito conservazionistico, con un felice ed inaspettato successo, ma che ha anche creato dei pericolosi fraintendimenti. Dobbiamo proteggere i pipistrelli perché sono animali utili in quanto a servono a ridurre il numero di zanzare che altrimenti ci pungerebbero? Dobbiamo proteggere il lupo o l’orso perché contengono le popolazioni di cervi e caprioli che altrimenti prolifererebbero senza controllo andando a collidere con gli orti ai margini del bosco? Queste cose sono in parte vere e questo approccio è stato più volte utile per promuovere divieti di caccia ed aree protette, ma cosa stiamo davvero proteggendo: l’animale o la funzione che noi gli riconosciamo? E quando questa funzione viene meno (ad esempio quando le popolazioni di zanzare e caprioli sono ridotte) vale ancora la pena di proteggerlo?
Queste domande sono in questi giorni su moti quotidiani per quanto riguarda il ritorno dei grandi predatori sull’arco alpino. A cosa serve l’orso del Trentino? E il lupo della Lessinia? Da questo punto di vista se non servono a nulla è inutile tenerli lì dove causano solo problemi.
La diversità delle forme in cui la vita si presenta (biodiversità) va però forse tutelata in quanto tale e non in base alla sua presunta utilità altrimenti la sua tutela sarà debole ed effimera alla prova del tempo. Il suo valore prescinde dall’uso che ne facciamo anche se indubbiamente ridurla o semplificarla porta nella maggior parte dei casi più problemi che benefici, poiché un sistema semplice risponde meno bene agli stress di un sistema complesso ed articolato. E di quel sistema facciamo parte anche noi.
E ne fanno parte anche le cimici, animali meno affascinati ed iconici di orsi e lupi, che non mangiano le manze ma disturbano e puzzano, che non servono a nulla ma la cui scomparsa potrebbe avere implicazioni difficilmente stimabili.
Meglio tapparsi il naso dunque, abbandonare la disperata ricerca di una risposta che non c’è e sopportare quei fastidiosi e goffi cosi verdi o bruni ancora per qualche settimana, poi ci lasceranno in pace. Almeno fino al prossimo autunno e al prossimo giro di domande.
Per approfondire:
Dawkins R. 1988 L’Orologiaio Cieco. Rizzoli ed.