
Nel 1999 mi trovavo in Kenya per un safari fotografico. Attraversando la riserva del Masai Mara mi fermai, insieme alla mia guida locale, vicino ad un villaggio a fotografare alcune piante caudiciformi – flora che si è adattata bene a vivere in queste zone nonostante la mancanza d’acqua ed il suolo semidesertico: queste meravigliose Apocynaceae sono riuscite lo stesso a fiorire e fruttificare. […]
Testo e foto di Marco Salemi
[…] La peculiarità di queste piante sta nel fatto di possedere un tronco gonfio e bombato che serve appunto da riserva d’acqua (tipo la gobba del cammello, per intenderci); vengono chiamate anche “Rose del deserto” vista la particolare bellezza dei loro fiori e la tenacia che dimostrano nel vivere in un luogo abbastanza ostile per un vegetale.
In Europa vengono vendute alcune specie di questo genere di piante sotto forma di bonsai ornamentali poiché riescono a vivere tranquillamente in appartamento durante tutto l’anno, anche in piccoli vasi con poco terriccio.
In realtà non sono piante facili da gestire perché mal sopportano le temperature troppo basse, inoltre necessitano di molta acqua nel periodo estivo. Nella gestione di questa pianta – e racconto qui la mia personale esperienza – ho rischiato per un periodo di farla morire, perché si trovava in una zona troppo in penombra e avevo notato che con il tempo la pianticella stava soffrendo parecchio. Poi, dopo averla spostata alla luce e ben idratata, si è ripresa (meno male).
Ma torniamo pure all’Africa del mio viaggio. La mia avventura insieme a questa pianta è cominciata mentre ne stavo fotografando alcuni esemplari in una – chiamiamola pure così – “aiuola africana”. Le caudiciformi si trovavano ai margini di un villaggio in piena savana e, nel mentre mi accingevo a immortalare l’esemplare scelto per la foto, arrivò un abitante del villaggio che mi diede un piccolo esemplare di pianta caudex come buon auspicio prima che io andassi via (credo contento per il mio interessamento nei confronti della sua terra e di quelle piantine).
Successivamente scoprii che quella specifica pianticella era un piccolo esemplare di Adenium obesum. Erano presenti molte di queste piante in loco e oggi possono essere tranquillamente acquistate nei centri specializzati nella vendita di fiori. Ero, a dir la verità, un po’ titubante nel portarmi a casa tale piantina; poi, però, decisi di non rimanerci molto a pensare e la misi nello zaino con l’idea che al massimo l’avrei lasciata da qualche parte (forse nell’aiuola dell’albergo dove soggiornavo), giusto anche per non mancar di rispetto al tanto gentile gesto nei miei confronti.
Tornando in Italia, infine, mi accorsi di averla dimenticata nell’angoletto dello zaino insieme ad un mucchio di oggetti e vestiti da lavare: la piantina era proprio piccola quanto il palmo di una mano; colpevole, forse, l’inconscia voglia di portarsi a casa un souvenir del luogo (un po’ come quando si raccolgono le conchiglie sulle spiagge, ma non sono a favore di tali abitudini e generalmente preferisco lasciare le cose dove si trovano) o la mia effettiva perdita di memoria. Si trattava pur sempre di un viaggio in Africa: appena uno si reimmerge nella realtà quotidiana viene assalito dal “mal d’Africa” e le immagini che rimangono impresse nella mente nel socchiudere le palpebre sono solo quelle di un luogo davvero emozionante. Insomma, alla fine mi ritrovai a casa con in mano questa piantina, fortemente stupito di essermene dimenticato ma contento per il ricordo di quel viaggio.
La prima cosa che feci allora fu quella di metterla in un vasetto con un po’ di terra e prontamente l’annaffiai per bene.
Sono passati diversi anni da allora e la pianta, causa il mio non essere un perfetto pollice verde, ha vissuto periodi duri in casa mia! Ma un paio di settimane fa, tornato da un viaggio nelle Marche, mi venne in mente di spostare la pianta in un’altra zona più soleggiata. Subito non feci molto caso a ciò che era successo: l’Adenium presentava solo foglioline verdi da anni, però dopo averla bagnata presi il vaso tra le mani e una scia di un colore rosa intenso mi colpì lo sguardo frettoloso. Esclamai : “Fiori!”. Ebbene, dopo ben 14 anni, l’Adenium era fiorita, retaggio di un bellissimo giro in un’Africa lontana.
Il mio pensiero a riguardo fu che queste pur semplici emozioni, come quelle regalate dallo sbocciar di un fiore, ti ricordano quanto sia magnifica la natura che ci circonda.